A che cosa serve sognare?
Produrre attività cognitiva è una proprietà intrinseca del cervello, che lo fa anche durante il sonno. Lo scenario però è diverso da quello della veglia, è chiamato onirico, ed è spesso confuso e senza senso (anche se molti scienziati hanno dichiarato di avere avuto i suggerimenti per la loro maggiore scoperta dormendo!).
La scienza concorda sul fatto che tutti sogniamo, anche chi sostiene di non farlo: alcuni non ricordano, alcuni ricordano tantissimo, altri ancora hanno addirittura una memoria fotografica. Tutto dipende da quale specifica area cerebrale viene coinvolta.
Come ben sappiamo la pandemia da Covid-19 ha influenzato negativamente la qualità del sonno, ma ha anche registrato un aumento dell’attività onirica. Uno studio da poco pubblicato su Sleep Medicine ha indagato in che modo il lockdown abbia influenzato i sogni degli italiani. Nello specifico, gli obiettivi erano valutare in che modo l’attività onirica è cambiata durante il lockdown rispetto ad un periodo immediatamente precedente, capire se sia possibile predire le caratteristiche dei sogni (per esempio, se siamo sotto stress sarà più facile avere incubi?), e infine valutare il tono emotivo dominante.
Nel complesso, i risultati indicano un’intensa influenza del lockdown sui sogni. I dati supportano l’ipotesi di una continuità tra i processi mentali durante il sonno e l’esperienza diurna. In sostanza, i cambiamenti nella quotidianità durante il lockdown, in particolare sul piano emotivo, possono aver avuto un forte e diretto impatto sulla qualità e quantità dei sogni.